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Lettera - Francesco Guccini.lrc

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[00:00.00] 作曲 : Francesco Guccini
[00:20.67]In giardino il ciliegio è fiorito
[00:24.34]agli scoppi del nuovo sole
[00:27.70]il quartiere si è presto riempito
[00:31.42]di neve, di pioppi e di parole.
[00:35.03]All'una in punto si sente il suono
[00:38.70]acciottolante che fanno i piatti
[00:42.27]le tv sono un rombo di tuono
[00:46.03]per l'indifferenza scostante dei gatti.
[00:49.65]Come vedi tutto è normale
[00:53.37]in quest'inutile sarabanda
[00:56.99]ma nell'intreccio di vita uguale
[01:00.74]soffia il libeccio di una domanda.
[01:04.38]Punge il rovaio di un dubbio eterno,
[01:08.06]un formicaio di cose andate
[01:11.75]di chi aspetta sempre l'inverno
[01:15.42]per desiderare una nuova estate.
[01:27.27]Son tornate a sbocciare le strade
[01:30.93]ideali e ricami del mondo
[01:34.58]ci girano tronfie la figlia e la madre
[01:38.25]nel viso uguali e nel culo tondo.
[01:41.87]In testa identiche, senza storia
[01:45.69]sfidando tutto senza confini
[01:49.27]frantumano un attimo quella boria,
[01:53.05]grida di rondini e ragazzini.
[01:56.65]Come vedi tutto è consueto
[02:00.32]in quest'ingorgo di vite morte
[02:03.95]ma mi rattristo, io sono lieto
[02:07.64]di questa pista di voglie sorte,
[02:11.23]di questa rete troppo smagliata,
[02:14.94]di queste mete lì da sognare,
[02:18.66]di questa sete mai appagata
[02:22.30]di chi starnazza e non vuol volare.
[02:37.40]Appassiscono piano le rose
[02:41.05]spuntano a grappi i frutti del melo
[02:44.69]le nuvole in alto van silenziose
[02:48.33]negli strappi cobalto del cielo.
[02:51.99]Io sdraiato sull'erba verde
[02:55.70]fantastico piano sul mio passato
[02:59.35]ma l'età all'improvviso disperde
[03:03.04]quel che credevo e non sono stato.
[03:06.69]Come senti tutto va liscio
[03:10.37]in questo mondo senza patemi
[03:14.00]in questa vita presa di striscio
[03:17.68]di svolgimento corretto ai temi
[03:21.36]dei miei entusiasmi durati poco
[03:25.07]dei tanti chiasmi filosofanti
[03:28.74]di storie tragiche nate per gioco
[03:32.42]troppo vicine o troppo distanti.
[03:43.74]Ma il tempo, il tempo chi me lo rende
[03:47.45]chi mi dà indietro quelle stagioni
[03:51.10]di vetro e sabbia, chi mi riprende
[03:54.79]la rabbia e il gesto, donne e canzoni.
[03:58.42]Gli amici persi, i libri mangiati,
[04:02.13]la gioia piana degli appetiti,
[04:05.79]l'arsura sana degli assetati,
[04:09.47]la fede cieca in poveri miti.
[04:13.14]Come vedi tutto è usuale
[04:16.81]solo che il tempo stringe la borsa
[04:20.50]e c'è il sospetto che sia triviale
[04:24.16]l'affanno e l'ansimo dopo una corsa.
[04:27.83]L'ansia volgare del giorno dopo,
[04:31.48]la fine triste della partita,
[04:35.15]il lento scorrere senza uno scopo
[04:38.99]di questa cosa che chiami...
[04:43.43]vita.
文本歌词
作曲 : Francesco Guccini
In giardino il ciliegio è fiorito
agli scoppi del nuovo sole
il quartiere si è presto riempito
di neve, di pioppi e di parole.
All'una in punto si sente il suono
acciottolante che fanno i piatti
le tv sono un rombo di tuono
per l'indifferenza scostante dei gatti.
Come vedi tutto è normale
in quest'inutile sarabanda
ma nell'intreccio di vita uguale
soffia il libeccio di una domanda.
Punge il rovaio di un dubbio eterno,
un formicaio di cose andate
di chi aspetta sempre l'inverno
per desiderare una nuova estate.
Son tornate a sbocciare le strade
ideali e ricami del mondo
ci girano tronfie la figlia e la madre
nel viso uguali e nel culo tondo.
In testa identiche, senza storia
sfidando tutto senza confini
frantumano un attimo quella boria,
grida di rondini e ragazzini.
Come vedi tutto è consueto
in quest'ingorgo di vite morte
ma mi rattristo, io sono lieto
di questa pista di voglie sorte,
di questa rete troppo smagliata,
di queste mete lì da sognare,
di questa sete mai appagata
di chi starnazza e non vuol volare.
Appassiscono piano le rose
spuntano a grappi i frutti del melo
le nuvole in alto van silenziose
negli strappi cobalto del cielo.
Io sdraiato sull'erba verde
fantastico piano sul mio passato
ma l'età all'improvviso disperde
quel che credevo e non sono stato.
Come senti tutto va liscio
in questo mondo senza patemi
in questa vita presa di striscio
di svolgimento corretto ai temi
dei miei entusiasmi durati poco
dei tanti chiasmi filosofanti
di storie tragiche nate per gioco
troppo vicine o troppo distanti.
Ma il tempo, il tempo chi me lo rende
chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende
la rabbia e il gesto, donne e canzoni.
Gli amici persi, i libri mangiati,
la gioia piana degli appetiti,
l'arsura sana degli assetati,
la fede cieca in poveri miti.
Come vedi tutto è usuale
solo che il tempo stringe la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale
l'affanno e l'ansimo dopo una corsa.
L'ansia volgare del giorno dopo,
la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo
di questa cosa che chiami...
vita.